Dantedì: La giornata dedicata a Dante Alighieri

Perchè il 25 marzo?

Per gli studiosi… E’ il giorno della partenza del suo viaggio Divino, quindi coincide con la discesa nei gironi dell’Inferno… Secondo quanto riportato dagli storici è proprio i il 25 marzo del 1300 che Dante inizia a scrivere la Divina Commedia.

1. Un po’ di…Storia! I settecento anni dalla morte

Sembra che Dante, all’anagrafe Durante, sia avvolto nel mistero e anche la sua data di nascita non si conosce con esattezza.  Considerato che le opere dantesche includono anche una biografia del poeta, il periodo di nascita viene ricavato da alcuni versi dell’Inferno. Pensando a: “nel cammin di mezza vita” si ipotizza che il poeta potesse avere 35 anni risalendo così al 1265 avendo iniziato la sua opera nel 1300.  Nel Paradiso troviamo versi che dicono sia del segno dei gemelli quindi la nascita viene fatta risalire al periodo tra il 21 maggio e il 21 giugno. Quindi Dante è nato tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265 a Firenze. Durante il corso della sua vita ha sviluppato principalmente due passioni: la scrittura e la politica. Militante nel partito dei guelfi bianchi, Dante fu vittima di giochi politici più grandi di lui e fu costretto ad abbandonare la sua amata città natale, ormai governata dai guelfi neri secondo la sentenza:

“Alighieri Dante è condannato per baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia, e lo si condanna a 5.000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo (in contumacia) e se lo si prende, al rogo, così che muoia”.

Da quanto riportato da Villani, mercante, storico e cronista italiano del tempo, Dante morì a circa 56 anni esule, tra la notte del 13 e 14 Settembre a Ravenna nel 1321.

2021: i 700 anni dalla morte

 

2. “Lasciate ogni speranza o voi che leggete…”

Le curiosità che hanno influenzato l’opera Dantesca…

Una lite tra amici su…l’universo parallelo: ‘Le Donne’!

L’amicizia nata in gioventù tra Dante e Guido Cavalcanti si rafforza dopo l’entrata ufficiale di Dante sulla scena letteraria. Dante e Guido insieme ufficializzarono quella scuola poetica che prende il nome di Stil Novo iniziata a Bologna da Guido Guinizzelli. Dopo gli studi di filosofia suggeriti dall’amico Guido l’amicizia iniziò ad incrinarsi per divergenze d’amore: Guido ne ha una visione legata alla dimensione fisica; Dante è convinto che è strumento di elevazione spirituale e morale.

Tanto gentile e tanto onesta…pare!

Beatrice fu il primo grande amore di Dante. Innamorato perso, le dedicò ben due opere principali: “La Vita Nova” e la “Divina Commedia”. Non sappiamo se la donna sia veramente esistita o se Dante l’avesse chiamata così per via della credenza medievale sul significato dei nomi e per le sue idee poetiche, non a caso Beatrice significa “Colei che dona beatitudine”.

“Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta…”

Super Bea / Wonder Bea

Dante conferì a Beatrice vari poteri spirituali convinto che purificasse i cuori della gente trasformandoli in cuori nobili.  Secondo la corrente dello Stil Novo se la donna concedeva il suo sguardo si era destinati alla salvezza spirituale.

“E par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare…”

Dante Friendzonato!

Petra sarà il secondo grande amore di Dante! A suo dire… Questa donna influenzerà Dante che abbandonerà lo stilnovo per dedicarsi alla composizione di rime a stampo erotico.  Rifiutato dall’amata inizierà a comporre con la poetica che caratterizzerà lo “stile petroso”, uno stile duro che esprime la rabbia ed il dolore del poeta.

“ Così nel mio parlar voglio esser aspro com’è ne li atti questa bella Petra”

Cuore di Pietra

Petra è il soprannome che Dante ha attribuito a questa donna secondo la poetica provenzale “senhal” che sta ad indicare i nomi fittizi che i poeti usavano per nascondere la persona a cui era rivolto l’omaggio. Petra sta ad indicare l’animo di pietra della donna.

“Non trovo scudo ch’ella non mi spezzi né loco che dal suo viso m’asconda…

 
…si gioca in casa

E comunque Dante era regolarmente sposato con Gemma Donati, da cui ebbe tre figli: Pietro, Iacopo e Antonia. Jacopo viene ricordato per essere stato uno dei primi commentatori della Commedia, mentre Pietro, divenuto critico letterario, commenterà l’opera ritenendo che il padre sia riuscito ad elevare se stesso e il concetto di poesia nel MedioevoDi Antonia parleremo tra poco…

Un accanito fan

Giovanni Boccaccio viene considerato il primo e più importante esaminatore delle opere di Dante: nel suo “Trattatellum in laude di Dante” (una lode a Dante) viene descritta non solo l’immagine del poeta e il suo stile di vita, ma anche il suo ‘non bel’ carattere. Quest’opera diventò così importante che gli fu commissionato di commentare l’opera dantesca “Commedia”, egli aggiunse “Divina” al titolo, grazie al quale oggi la ricordiamo come Divina Commedia. Colto dalla morte, non riuscì a terminare il suo commento, arrivando solamente al 26° canto dell’inferno.

Chi l’ha vista… Antonia? Antonia Alighieri, la figlia di Dante divenuta Beatrice

Forse la figura più sfuggente, poco si conosce di lei. Fu probabilmente monaca col nome di suor Beatrice nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi a Ravenna. Una figura che accende la curiosità dei commentatori ed è stata oggetto di numerose opere letterarie e artistiche. Di lei si hanno notizie attraverso alcuni documenti: il più antico di questi, del 1332 riporta l’impegno di Jacopo e Pietro a ottenere il consenso della madre Gemma e della sorella Antonia per una vendita patrimoniale.

Il mistero del primogenito

Si è dibattuto a lungo sulla misteriosa figura di Giovanni Alighieri. Tuttavia un documento di un notaio fiorentino, che reca la data del 20 maggio 1314, conservato nell’Archivio di Stato di Firenze, attesta l’esistenza di Giovanni Alighieri come primogenito del Sommo Poeta, figlio legittimo nato da Gemma Donati.

La Manga Commedia

A differenza di quel che si possa pensare Dante non è un poeta conosciuto solo in Italia, la sua fama lo precede anche in altri paesi! Come il Giappone ad esempio! Non a caso nel 1994 il fumettista Gō Nagai riadattò la “Divina Commedia” in stile Manga. In onore del 700nario della morte del Poeta ci sarà una ristampa del manga.

Un sogno rivelatore

Non c’è traccia storica di una vera e propria pubblicazione dell’opera. La Commedia arriva a noi tramite dei manoscritti (ben settecentocinquanta) analizzati e ricostruiti fino ad arrivare alla versione che oggi noi conosciamo. Boccaccio ci ha tramandato una leggenda legata agli ultimi tredici canti della “Commedia”: nel momento della ricostruzione la parte finale dell’opera non era stata rinvenuta, così un allievo del “sommo poeta” si mise alla ricerca della parte mancante. Fu suo figlio Iacopo a divulgare l’opera che in breve tempo divenne il libro in lingua volgare più letto e più famoso della storia della letteratura mondiale, dopo che il padre in sogno gli rivelò dove trovarli.

Un diario…

Si pensa che l’opera fosse una sorta di diario dove Dante scriveva ogni giorno. La rigida impostazione strutturale de ‘La Divina Commedia’ sembra non esser altro che il risultato di cambiamenti continui d’umore del poeta e dalle circostanze che viveva.

Gli svenimenti

Di frequente, nel corso della Divina Commedia, Dante sviene o ha un mancamento diventando un aneddoto divertente della lettura. In realtà secondo alcuni studiosi sembra che il poeta potesse soffrire di epilessia o di narcolessia.

Ma va all’inferno!

Dante considera Papa Bonifacio VIII il peggiore dei suoi nemici ed è stata una soddisfazione mandandolo all’Inferno.

Setta segreta

Nella Divina Commedia si nota lo strano ripetersi di una numerologia 3, 9, 13 e 33 e fa pensare contenga un occulto messaggio esoterico magari di qualche setta della quale lo stesso Dante ne avrebbe fatto parte.

Alcune espressioni che noi usiamo

“Bel Paese” è l’espressione che usa per definire l’Italia nel canto XXXIII dell’Inferno.

“Non mi tange” è una frase che Beatrice dice a Dante per tranquillizzarlo nel Canto II dell’Inferno.

“Senza Infamia e senza lode” viene utilizzata dal Sommo poeta nel III canto dell’Inferno per indicare gli ignavi, quelle persone che si rifiutano di prendere una posizione.

Il VIP Dante paparazzato! Un mistero avvolge il volto del padre della lingua italiana…

Il Sommo Influencer della letteratura mondiale vanta un fortuna iconografica senza pari. Il suo volto appare nel 1330 in alcune opere della scuola di Giotto passando per numerosi artisti per arrivare sulle etichette delle bottiglie dell’olio e alle monete da 2 euro

Teniamo bene in contro che all’epoca non c’erano cellulari con fotocamere efficaci, forse non ha mai firmato liberatorie per l’uso della sua immagine, sembrerebbe quindi che nessuno, a parte forse Giotto, avrebbe mai visto il poeta.

Giovanni Boccaccio descrive Dante nella sua opera «Trattatello in laude di Dante» del 1362:

Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato (…) e sempre nella faccia malinconico e pensoso”

…ma sembra che Boccaccio non lo avesse mai visto e avesse domandato come fosse fisicamente a coloro che dicevano di averlo incontrato.

Immaginiamo che se avesse interrogato i suoi studenti si sarebbero un po’ vendicati…

Una tavola del 1470, proveniente dallo stacco di un affresco del Trecento mostra un Dante giovane e affascinante…

“dai tratti dolci e dalle sembianze aristocratiche, con un viso sfilato dai grandi occhi riflessivi”

…sembra dia credibilità a studi sulle sembianze del poeta condotti dagli antropologi dell’Università di Bologna, Fabio Frassetto in occasione del sesto centenario (100 anni fa) e Giorgio Gruppioni nel 2006, ovviamente con tecnologie differenti.

Sembra quindi che Dante potesse essere stato un gran bell’uomo!

Letizia, Giorgia e Antonio